Il mio Coming Out.

Che dire? Prima o poi arriva per tutti.

Tutto è iniziato con la sottoscritta intenta a cercare le sue vecchie carte dei Pokémon.

Soffitta, camera mia. Quel raccoglitore è stato sotto ai miei occhi fino all’ultimo mio rientro in Italia. E niente, non c’è traccia.

Come mio solito fare, innalzo un’enorme polemica sul fatto che i miei nipoti distruggono tutto quello che trovano, senza sentimento, come attila. Come i Barbari.

E più cercavo cose, e più non trovavo nulla.

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L’ennesimo pezzo di ricordo distrutto era una cosa che avevo in camera da un po’ di tempo. Erano più o meno 3 o 4 anni che stava sulla mensola.

Sono corsa da mia mamma e sono scoppiata in lacrime dicendo “io lavoro 12 ore al giorno, in un posto che non mi piace più, e quando torno a casa trovo tutte le mie cose distrutte”. Neanche a 7 anni.

“Cosa hai in bocca?” Chiede mia mamma sorridendo. “Fammi vedere”.

“Niente” rispondo io, “non te lo faccio vedere perché non voglio che ci rimani male” (pianto da 7enne in crisi).

Nel giro di 5 minuti mi sono ritrovata con mia mamma che mi abbracciava sul letto e mi diceva che si svegliava la notte piangendo pensando a me lontana da casa.

Abbiamo parlato tanto, mentre mi stringeva forte e mi diceva che mi voleva bene.

Poi le ho fatto vedere tutti i piercing e le ho detto che non glieli ho mai fatti vedere perché non volevo deluderla. E lei mi abbracciava.

Le ho detto che io non volevo nasconderle tutte queste cose, ma non sapevo come fare. Poi le ho detto che l’estate del 2015 per me è stata orribile, perchè quando Lei (la mia ex) mi ha lasciata, io ero persa e non potevo parlarne con nessuno a casa.

Non lo so come sia venuto fuori il discorso, ma mi ha detto che lei è la mia mamma e che sapevano già tutto, anche se io non dicevo niente. Mi ha detto che si era anche accorta di quando stavo male per la fine della mia storia.

Mi ha detto che la Bibbia insegna ad odiare il peccato e non il peccatore e che io sono sempre sua figlia e lei mi vorrà sempre bene.

Mi ha chiesto scusa per quando mi trattava male perchè “volevo sempre andare a Rimini”.

Poi mi ha detto di tornare a casa se non sto più bene e che mi mantiene lei. .-.

È andata bene.

È andata bene.

È andata bene.

È stato il momento, è stato spontaneo. Ho parlato con il cuore e ho buttato la maschera che per anni avevo portato.

Sono leggera. Ed è andata bene, ed era anche il giorno della festa della Mamma.

Probabilmente nessuno a casa mi chiederà mai “come sta la tua ragazza”, ma a me basta sapere che mi vogliono bene lo stesso.

Un passo alla volta.

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Da quando non sono più a casa.

Stare lontani spinge a pensare, soprattutto quando le giornate passano lente.

Sono lontana dalla mia famiglia da un anno e cinque mesi.

E niente, sono un adulta adesso, anche se poi così non mi ci sento. Conto i giorni ai miei 27 anni, che sono quasi 30 e non sono più 17.

Ho cambiato reparto, il problema è che siamo a corto di personale e lavoriamo peggio dei cinesi. Turni diurni, notturni, niente cambia è sempre un macello.

Mi sveglio la mattina e so già che sarà una giornata di merda, perchè lavorerò 12 ore e mezza di continuo, con una pausa al mattino di 30 minuti e se va bene una anche al pomeriggio. Poi venitemi a dire che gli infermieri in inghilterra non si fanno il culo.

Comunque. Ogni tanto mi fermo a pensare a cosa mi manca. E mi mancano i nonni, sempre e comunque. Loro non lo sanno che sono partita e non vivo più a casa.

Sono rimasti ai 22 anni, avevo iniziato infermieristica, stavo con Alessio, erano fieri di me.

E poi la mia vita ha preso una piega diversa: ho lasciato lui, ho conosciuto una ragazza che pensavo essere l’amore della mia vita, due anni e un po’ insieme, ha deciso che ne aveva abbastanza, e così nel pieno della nostra storia, ha preso il mio cuore, l’ha gettato per terra, ci ha sputato sopra, ha detto che non mi ha mai amata ed è scomparsa.

Ho pianto tanto, mi sono sentita sola tanto, i miei amici hanno alleviato le mie ferite come nessuno aveva mai fatto prima. Ho scoperto nuovi amici, ne ho persi altri. Ho scoperto che amici che ritenevo tali da una vita non erano altro che conoscenze molto superficiali. Ho scoperto che di amici veri me ne sono rimasti forse 3.

Penso che mi piacerebbe tornare a casa per andare a salutare i miei nonni. E ora si, che passerei tanto tanto tempo insieme a loro.

Ogni volta che torno a casa i miei genitori sembrano sempre più stanchi, con più acciacchi, più anziani. In un solo anno.

E mi piacerebbe essere più sincera con loro. Mi piacerebbe dire a mia mamma che il 2015 è stato un anno duro: la laurea, una storia finita, la partenza. Mi piacerebbe spiegarle che quell’estate io a casa c’ero poco, solo per dormire, perchè se stavo da sola piangevo, perchè non riuscivo a stare da sola, perchè la mia prima ragazza aveva distrutto tutto quello in cui credevo. Perchè mi sentivo in colpa per aver messo da parte tante volte i miei genitori per una persona senza un’anima.

Penso a quando mia mamma mi diceva: “Ricordati che come ti voglio bene io, non te ne vorrà mai nessuno”.

E si, aveva ragione. Il punto è quanto sincera posso essere con loro e per quanto ancora dovrò portarmi dietro questo segreto?

Non lo so. Ho ancora paura, anche se ho un tetto sulla testa, vivo in un’altro stato, ho soldi a sufficienza per permettermi tutto quello che mi serve. Sono una vigliacca fondamentalmente.

Comunque mi mancano tanto. Vorrei solo condividere la mia vita insieme a loro.

Momenti Positivi!

E niente, ho trovato una casa fiChissima. Non si trova in centro a Brighton ma è in una zona più tranquilla, tipo casa enorme su mille piani con camere enormi e vicini di casa per bene che portano i figli a scuola.

I negozi sono un po’ lontani, ma qui in UK la spesa si fa su internet. 😀

E sono troppo carica, soprattutto per i soldi che dovremo spendere per arredare la casa.

Vivevo in una casa brutta con altre 4 persone. Ora siamo in 3 in una casa strafiChissima a 5 minuti dal mare. ADORO.

ps. Domani torno in Italia in ferie.

Poco incline al cambiamento.

Più il tempo passa e più io divento una smidollata di merda.

Ho litigato con il mio coinquilino, di nuovo. Perchè tutti mi dicono di ignorarlo, ma io quelli che parlano senza sapere cosa stanno dicendo non li sopporto.

Ho deciso di trasferirmi un pomeriggio, mentre giocavamo a palla in un parco, e il coinquilino di merda ha deciso di marcare solo me, spintonarmi ecc ecc. che voglio poi dire, facile fare così con la brocca di turno. Tutto perchè lui stava perdendo per la seconda volta di seguito. eravamo 7 amici in un parco, non eravamo al campionato di calcetto della vita. Insomma, lui a 36 anni piangeva e urlava “quello era goal” come i bambini di 4.

Vivere qui è troppo anche per me, sembra di essere in una comune. Nessuno passa mai l’aspirapolvere, nessuno mette mai a posto nulla, i piatti sporchi rimangono sporchi per non si sa quanto. Il bagno l’hanno pulito per la prima volta, dopo 3 mesi dall’arrivo del nuovo coinquilino, ieri.

Oggi in 3 sono venuti a vedere la mia bellissima camera, e sono tutti felici di metterci il culo dentro.

Io non so cosa voglio fare.

Ho sempre paura del cambiamento, ho l’ansia di spendere troppo per l’affitto, che magari non ne vale la pena avere la casa più figa. E boh.

Gli altri miei coinquilini sono arrabbiati con me perchè pensano che li stia lasciando nella merda. Io ho solo voglia di vivere in un posto in cui non devo litigare con altre 4 persone per decidere i turni delle pulizie.

#AIUTO.

Gay Pride #MAIUNAGIOIA

E niente. 5-6-7 di Agosto, gay pride di Brighton, roba da fighi. Roba che c’era tutto il regno unito a festeggiare.

Io no. Io avevo 3 turni di notte, ovviamente 5, 6 e 7 di Agosto.

Non ho bisogno di scrivere nulla, che tanto lo so che comprendete il mio stato d’animo.

 

Mancanza di casa.

Sono giorni difficili qui a Brighton, si avvicina la fine del contratto dell’affitto, abbiamo un coinquilino nuovo in subaffitto e io mi cago sotto.

L’Inghilterra non è l’Italia (per fortuna), e qui chi si prende una casa in affitto ha di base 4 diritti e mille doveri, uno a caso è NON SUBAFFITTARE.

Della serie che entra la polizia in casa e ti sbatte fuori. Punto.

Questo mio malessere causa una miriade di situazioni scomode in casa, e secondo me mi odiano tutti.

Questi sono i giorni in cui avrei bisogno dei miei amici veri, che non sono qui con me. E forse avrei bisogno anche di un abbraccio della mamma, che pur per quanto complicata sia la nostra relazione, è pur sempre mia madre.

Ho comprato un pianoforte, e lo sto suonando 4-5 ore al giorno.

Andarsene implica fare i conti con il proprio cervello, e quando dicono che scappare non risolve nulla, hanno ragione.

Fondamentalmente non sono mai scappata, ho solo accettato una proposta di lavoro e un contratto con i contro cazzi che “al mio paese” me lo sognavo.

Mi manca la mia ragazza. Lei vuole trasferirsi qui e appena sistema le sue cose in Italia, con il tempo dovuto, probabilmente verrà qui. Allora, forse, riuscirò a riavere quel senso di “casa” che un po’ mi manca.

 

Ruote che girano. Sempre e comunque.

Mentre penso al titolo da dare al post di oggi, ascolto “Try” ma non l’originale di Pink, perchè a me piacciono di più le cover, soprattutto quelle di Nicole Cross.

E niente, è proprio vero che quando va tutto bene, la voglia di scrivere ti passa, quasi te ne dimentichi.

E come ad un anno esatto dal terremoto in Emilia, per chi non lo sapesse ci fu il bum di attacchi di panico al pronto soccorso, eccomi qui, un anno dopo la “tragedia” della mia vita.

Definirla “tragedia” poi è troppo. Diciamo che luglio 2015 è stato il periodo dell’inculata epica.

Depressione, lacrime, pianti e crisi respiratorie nel bel mezzo della notte. Questo è stato l’inizio.

La fine è stata: amici, vita nuova, Inghilterra, un nuovo amore e la mia avventura da deficiente un po’ solitaria.

Ad un anno da quella volta, nemmeno mi ricordo più che voce abbia, l’impressione è di aver sprecato 2 anni della mia vita con qualcuno che alla fine è stato inutile. La cosa triste è che probabilmente quel poverino del mio Ex pensa esattamente le stesse cose di me, mentre io quando penso a lui sono del tipo “era tanto carino con me, siamo cresciuti insieme, ma a me piacevano le donne”. #Ruotechegirano

Che poi, io ho continuamente l’ansia di essere come lei. La sua copia esatta. Ho paura che se mai dovesse finire con La Vale, sarà di sicuro per colpa mia e per le mie insicurezze di merda, e per una marea di cose che avrei potuto fare e non ho fatto. E mi sentirò una merda, perchè sarò tutto quello che ho sempre voluto non essere.

Il fatto è che ho bisogno di stabilità, e sono la prima ad essere instabile. E questa cosa che non si sa quando e come La Vale si trasferirà qui, mi destabilizza. E se va male? E se non ci sopportiamo? E se non trova da lavorare? E se l’inglese sarà un problema per lei?

Lei non se ne preoccupa, dice che le basta stare con me. Io me ne preoccupo invece. Io sono la realista drammatica, lei è la sognatrice. E Lei è sempre quella che in me ci vede molto di più di quello che ci vedo io.  Lei mi vede per la splendida persona che non sono, sono piena di paure e lei fa finta di niente. Ho paura che si annulli, come ho fatto io in passato.

Basta che non divento bipolare. Ancora non piango a caso ogni 5 minuti, e non ho i crolli nervosi se qualcuno mi dice cose del tipo “guarda che stasera andiamo a mangiare la pizza con i miei amici e la prendiamo al metro”.

 

 

 

.Off topic: A proposito di cover. Ci metto la faccia una volta per tutte pure io (per chi non segue il mio profilo twitter).

Questo è il mio passatempo qui a Brighton con la mia amica Spanish. Se volete iscrivetevi al canale che ci fa piacere. ps. Io sono quella che suona con la faccia da culo.

 

 

 

 

 

 

La sfiga dell’universo.

Leopardi non era un cazzo in confronto a me.

2009: anno della mia maturità. Le scuole superiori iniziarono con i migliori propositi: il linguistico mi avrebbe offerto una marea di possibilità lavorative, soprattutto quella scuola, conosciuta per l’ottima preparazione linguistica e il successivo posto di lavoro. “ti chiamano a casa” dicevano. Ed era vero. Una volta. Poi? Moratti, Gelmini, la caduta del governo, Berlusconi, la caduta del governo. LA CRISI.

Che culo.

Guerra in Libia, disastri nucleari, terremoto in Emilia, alluvione in Emilia. Disoccupazione.

Poi Università. I MIEI ANNI MIGLIORI.

Tiro fuori le palle e un po’ di incoscienza, triste come poche, finalmente parto per Brighton.

Mesi perfetti. Lavorativamente parlando divento l’infermiera più felice del mondo: soldi, bravi colleghi, soddisfazioni personali, ambiente multiculturale.

Poi? Poi i cazzi. Troppo bello per essere vero. BREXIT.

Le sciagure are following me. E vorrei disperarmi e prendermela tanto con quell’essere spregevole che devo essere stata nella mia vita passata, perchè io altrimenti non me lo spiego. #MAIUNAGIOIA

 

 

L’Amore dopo il DDL CIRINNA’

OK, sono in ritardo. Ok non scrivo sul blog da mesi forse.

MA lasciatemi esprimere la mia GIOIA.

Cosa c’era per me prima del Ddl Cirinnà? NULLA DI CERTO. Nulla. E adesso? Adesso c’è uno spiraglio di luce.

Sono talmente tanto gasata per questa cosa, che non faccio altro che andare ad amoreggiare in giro.

Per esempio:

la mia ragazza mi viene a prendere a Milano Malpensa. Ci fermiamo in autogrill (1. perchè amo perdere tempo in autogrill, 2.perchè La Vale deve ordinarsi il suo macchiato freddo).

Cosa Succede?

Succede che ordino il caffè mentre l’abbraccio, la tengo per mano, la sbaciucchio e mi comporto da morosa appiccicosa quale io sono.

CHISSENEFREGA se la barista mi guarda male. CHISSENEFREGA PROPRIO.

SIAMO DIVENTATE LEGALI.

 

 

Estate in Uk.

Domenica super estiva in quel di Brighton.

Sarò impopolare, ma GRAZIE BUCO DELL’OZONO. GRAZIE DAVVERO.

La situazione climatica incide non poco sulla condizione psicologica degli inglesi (e pure sulla mia), ed essendo infermiera, ed avendo accesso alle cartelle cliniche dei pazienti, posso dire che un buon 80% degli abitanti della cara Inghilterra soffre o ha sofferto di depressione o ansia.

Colpa del clima. Perchè vivere in queste condizioni scompensa.

MA ultimamente il sole splende, e anche quando piove, posso uscire in felpa perchè la temperatura lo permette.

Domenica scorsa c’erano una cosa come 24 gradi, forse di più, e mi sembrava di essere a Miami.

Questa era la situazione in giro.IMG-20160509-WA0000

E non si nota da qui, ma davvero non si camminava dalla folla di gente.

Livello di felicità: 100000.

Il clima qui è come una ragazza in perenne sindrome premestruale: esci di casa e splende il sole, arrivi al mare e nevica. E pensi “macheccazz, non ho nemmeno la giacca pesante” e mentre torni a casa sconsolata, con l’ansia della broncopolmonite, ecco che torna il sole.

Ma domenica scorsa, sole tutto il giorno: mare, birra, pantaloncini, occhiali da sole e a lot of friends.

E tamarri, migliaia di tamarri. Altro che Jersey Shore. Amo questa città.